Il castello di Tintagel e re Artu' (1a parte)

Ciao a tutti,


chi adora gli antichi villaggi e i luoghi di origine celtica, come me, amerebbe molto visitare Tintagel.




Molto ma molto di piu', se a questi luoghi fosse legata la leggenda di re Artu'. 


La recente scoperta che le rovine scoscese di un castello basso-medievale non sono le più antiche di Tintagel, l’isola dove nacque, secondo la leggenda, Re Artù, ha destato stupore in tutto il mondo.
Gli archeologi incaricati di una nuova campagna di scavi hanno recentemente trovato le prove di una struttura di molto precedente, risalente al V°/ VI° secolo dopo Cristo, costruita quindi in epoca appena successiva alla dominazione romana della Bretagna.





Tintagel è un villaggio situato sulla costa settentrionale della Cornovaglia, (Inghilterra sud occidentale)all'interno dell'Area of Outstanding Natural Beauty, (in italiano Area di Eccezionale Bellezza Naturalistica) della contea. 






Sulla penisola di fronte al villaggio sorgono le rovine di un castello,

il suo nome, in lingua cornica Kastell Dintagell, significa "forte della costrizione".

Torrette e punte aguzze di un castello, si stagliano verso il cielo e si ergono su uno sperone roccioso proteso nel mare, battuto dalle onde e dalle frequenti tempeste.

Le  tempeste e le nebbie avvolgenti di questi luoghi, hanno contribuito a dare origine alla leggenda citata ripetutamente sugli antichi testi legati alla mitologia dell'epoca,che qui, un tempo, sorgesse un castello incantato capace di scomparire due volte all’anno.Teoria che viene tuttora confermata dagli abitanti stessi, che assicurano che il castello non è visibile che in due momenti;una volta in inverno e una volta d'estate, per via della nebbia o delle nuvole.  





Uno scrittore anonimo medioevale de “La Follia di Tristano” racconta che il castello fu costruito dai Giganti e che lo usavano per sparire due volte all’anno – a metà estate e a metà inverno.

Indagini archeologiche del sito, iniziarono già nel XIX secolo;




I ricercatori dell’ “English Heritage Project” organizzazione che si occupa della cura del patrimonio culturale dell’Inghilterra,hanno portato alla luce un'insediamento con
mura larghe circa un metro, massicci gradini e pavimenti lastricati in ardesia. 

Alcune delle stanze erano molto ampie, alcune lunghe 11 metri e larghe 4. 

Gli oltre 150 resti di cocci di ceramica, vasellame e anfore avrebbero poi evidenziato la particolare ricchezza della famiglia che dominava dal castello: 

vino dall’Anatolia, olio d’oliva dell’Egeo, piatti importati dall’oriente e dal Nord Africa e coppe di vetro dipinto provenienti dal regno dei Franchi. 

Sul fatto che fosse un luogo di potere abitato da una potente famiglia e che fosse un'importante base commerciale aperta alla costa atlantica dell'Europa e al Mediterraneo orientale, dunque, pare proprio non ci siano dubbi. 

“La scoperta di un palazzo nobiliare, potenzialmente addirittura un complesso di edifici reali, qui a Tintagel è fondamentale per la comprensione del sito” ha annunciato Win Scutt, il curatore dell’Inghilterra occidentale per la English Heritage, 


“Ci aiuterà a svelare un quadro molto interessante sulla vita in un posto così importante nella storia finora poco conosciuta dei secoli che sono seguiti al collasso dell’amministrazione romana in Britannia”.






Nel 1998, scavi effettuati nel castello, (sul sito 'C' dell'area archeologica sul terrazzamento orientale della penisola)
sotto la direzione di Kevin Brady dell'Università di Glasgowportarono alla luce, oltre a varie suppellettili risalenti ad un’epoca che va dal V secolo al VII secolo, anche una lastra:
la cosiddetta Pietra di Artognou, 
Si tratta di un frammento lapideo recante due iscrizioni graffite.


L'iscrizione sulla parte inferiore del pezzo è quella che ha reso famoso il reperto. 
È incisa meno profondamente, ma è quella meglio risparmiata dalla rottura del pezzo.
Sono riconoscibili cinque linee, PATER / COLIAVIFICIT / ARTOGNOU / COL[.] / FICIT (dove [.] indica una lettera illeggibile). 

La scritta è stata espansa e integrata così: PATER / COLI AVI FICIT / ARTOGNOU / COL[I] FICIT

Il frammento è un pezzo di riuso in ardesia, proveniente da un oggetto lapideo più grande, che era stato già spezzato in antico su tutti i lati e riutilizzato come copertura di un canale di raccolta delle acque piovane che circondava l'angolo sud-orientale di un edificio del sito C di Tintagel
La datazione correntemente accettata dagli studiosi è all'incirca del VI secolo. 
Il suo riutilizzo avvenne un secolo dopo l'iscrizione.
L'importanza del graffito risiede nel fatto che esso dimostrerebbe, anche dopo la Caduta dell'Impero Romano d'Occidente, la persistenza della romanizzazione e dell'alfabetizzazione nella Britannia post-romana.

Il nome “Artognou” ha fatto pensare ad Artù e lo stesso Col, secondo la leggenda tramandata da Goffredo di Monmouth, sarebbe stato un parente di re Artù. fece pensare, allora, che fosse la prova che il re britannico aveva governato su quelle terre, ma gli archeologi oggi sono concordi nel negare l'associazione.




Il fatto che l' incisione abbia resistito fino ai nostri giorni, per gli archeologi, ha dell'eccezionale, perché quel materiale normalmente si deteriora. 
A stupire, però, è stata soprattutto la qualità del reperto prova che
dopo la caduta dell'Impero romano d'occidente, nella Britannia post romana permaneva una certa alfabetizzazione. 

Dopo un periodo apicale che va appunto dalla fine del V secolo alla metà del VI secolo – il periodo arturiano insomma – l’intero complesso avrebbe conosciuto un periodo di declino fino al totale abbandono nei primi anni del VII secolo, quando una pandemia mortale si abbatté sulla Britannia e quando gli invasori Sassoni si impadronirono completamente della parte meridionale dell’isola inglese.


ttps://www.ilprimatonazionale.it/esteri/tintagel-

https://it.wikipedia.org/wiki/Pietra_di_Artognou



P.S. : permettetemi una punta di orgoglio:
ho da poco saputo che la mia etnia è per il 16% irlandese, scozzese e gallese...;)
                      
            
Vi do' appuntamento per la seconda parte

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