Una scoperta, una gioia e un rifugio.
Da " La chiesa della solitudine" di Grazia Deledda.
Concezione viene dimessa dall'ospedale del paese e dopo un breve cammino si trova davanti a casa:
"Insolita era anche l'abitazione davanti alla quale ella si fermò, nella biforcazione dove la strada
proseguiva, da una parte inerpicandosi sulla china del monte, e dall'altra scendendo nella valle a sinistra.
Era una chiesetta, con la facciata che appunto guardava verso questa valle; circondata davanti
e a un lato da uno spiazzo rinforzato da un muricciuolo assiepato che chiudeva una specie di orto,
con alberi da frutta; un cancelletto di legno vi si apriva, e un piccolo sentiero conduceva alla parte
orientale della chiesetta, adibita ad abitazione.
Solo due finestruole munite d'inferriata si aprivano sul muro della vecchia costruzione, dove la
strada svoltava sotto lo spiazzo: il tetto di tegole nere,
incrostate di musco e di erbe parassite, copriva egualmente la chiesetta e l'abitazione;
incrostate di musco e di erbe parassite, copriva egualmente la chiesetta e l'abitazione;
e due segni, due simboli, vi si guardavano, da uno spigolo all'altro, sopra le due valli del promontorio: si guardavano come fratelli che, pure lontani, separati
da tutto un mondo, si ricordano con tenerezza, e son pur figli della stessa madre: quello in
cima alla facciata, sopra un piccolo arco dal quale pendeva la campana, era una croce; l'altro, dalla
parte dell'orto, e quasi sopra la porticina dell'abitazione, era un comignolo: e ne usciva una bandiera di fumo che rallegro' il cuore di Concezione.
Ella si fece il segno della croce, prima di spingere il
cancelletto, e si pulì i piedi sull'erba quasi volendo lasciar fuori la polvere e il ricordo dei brutti
luoghi e dei tristi giorni attraversati:
e sincera fu la sua gioia quando sulla porticina della casa apparve la figura della madre.
La Chiesa della Solitudine in provincia di Nuoro. |
A un certo punto del mio percorso di lettrice,
ho sentito l'esigenza di iniziare a conoscere i lavori degli scrittori italiani premi Nobel.
Ho scelto "L'Edera" di Grazia Deledda per iniziare perché mi era tornato in mente lo sceneggiato TV che ne era stato tratto e che avevo visto da piccola e mi aveva lasciato un sapore in bocca un po' oscuro ma interessante.
In un primo momento è stato un po' difficile entrare nel tipo di scrittura ma mi sono ritrovata subito in quei sentimenti;
poi mi sono innamorata dei paesaggi descritti e di quelle figure di persone pulite.
E in quella povertà e semplicità di vita, in quel rapporto con la terra, con le montagne,
mi sono ritrovata.
E' stata una scoperta e leggo quei racconti come se li ascoltassi da un vecchio,
in essi mi rifugio e mi ricreo come quando si cammina in montagna o si sente un profumo antico e buono come quello del pane appena cotto.
Quel modo di vivere la fede, rasserena e schiarisce gli intenti e i
pensieri di quei personaggi della Deledda che non sono semplici e che di conseguenza
non vivono con semplicità.
Egualmente mi sento che ho bisogno di essere riportata alla mia terra dai miei
"viaggi intorno al mondo".
Buona giornata.
grazie per aver condiviso questi bei pensieri ;)
RispondiEliminaGrazie a te per essere passata di qui.<3
RispondiEliminaE' bello condividere......
Ti abbraccio.
Buona giornata.